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La prima ondata

Equipaggiamento protettivo

La fine dell’anno 2019 e tutto il 2020 sono stati senza ombra di dubbio caratterizzati dalla pandemia da COVID-19, causata da un virus che dopo avere colpito la Cina, ha fortemente segnato l’Italia e il mondo intero. L’italia, tra tutti i paesi europei è stata la prima a toccare con mano la pericolosità e la serietà di questo virus, che ha portato nel mese di marzo ad un lockdown nazionale causato dalla crisi sanitaria.

Poco tempo dopo anche la Francia, come molti altri paesi europei hanno seguito le restrizioni volute dal governo italiano, ritenuto una sorta di pioniere in quanto il primo paese ad aver dovuto affrontare questo tipo di crisi. Oltre ad innumerevoli vittime, il coronavirus ha causato anche un cambiamento molto importante, che ha portato alla perdita di uno dei pilastri dell’Europa: la libera circolazione. Quasi tutti i paesi hanno chiuso i loro confini, rendendo molto difficile oltrepassare le frontiere, caratterizzate nuovamente da lunghe code e controlli e portando addirittura a fughe di massa per rientrare nel paese natale o nella città di residenza.

Per quanto riguarda i frontalieri, questa situazione è stata molto difficile da gestire in quanto le persone che in quel periodo dovevano rientrare in Italia, potevano farlo solo per comprovate esigenze lavorative e per un tempo non superiore alle 72 ore, presentando una dichiarazione in cui attestavano di entrare esclusivamente per tali esigenze. Inoltre, per potersi spostare bisognava disporre sia dell’autocertificazione italiana che di quella francese e sottoporsi a doppi controlli. Caratteristico di questo periodo era infatti l’obbligo di quarantena o di tampone per potersi spostare da un paese all’altro, ma i frontalieri, sotto questo punto di vista hanno goduto di un trattamento speciale a causa dei loro continui spostamenti.

Fortunatamente, questa crisi non ha avuto soltanto esiti negativi, infatti ha causato un avvicinamento tra il governo italiano e quello francese, sancendo la ripresa di una cooperazione più stretta tra Italia e Francia.  

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Tema strettamente legato alle frontiere e alla mobilità transfrontaliera è il turismo, settore che ha sofferto di più, non soltanto a causa della crisi causata dal virus, ma anche a causa delle misure che sono state adottate per limitarne la propagazione. Per rallentare la diffusione del coronavirus e proteggere la salute e il benessere di tutti gli europei sono state necessarie alcune restrizioni di viaggio. Per poter garantire il traffico turistico tra i paesi membri e rilanciare il settore turistico in affanno a causa della pandemia, la Commissione europea ha varato la piattaforma Re-open EU, caratterizzata da una carta interattiva che mostrava le novità e le restrizioni vigenti nei differenti paesi. Grazie alle manovre studiate dall’Unione Europea, il periodo estivo è stato un ritorno alla “normalità” e ha quindi consentito la riapertura delle frontiere non solo  per motivi lavorativi o di necessità. É stato molto probabilmente proprio questo periodo di “libertà” e il fatto di aver sottovalutato la situazione, a portare alla seconda ondata di virus.  

La crisi da Covid-19 e la mobilità transfrontaliera
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